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01 settembre 2009

Il Caso del Velociraptorino Sudanese (Rauhut & Werner, 1995)


Stiamo vivendo un periodo magico, cari appassionati di theropodi mesozoici! Le scoperte si susseguono ad un ritmo mai visto prima, ipotesi innovative ritenute salde e valide sono state riviste (ad esempio, il legame tra therizinosauri e oviraptorosauri), interi mondi nemmeno immaginati sono stati svelati.

Oggi parlerò di un piccolo caso di identificazione tassonomica di alcuni interessanti reperti, pubblicati quindici anni fa. Gli autori diedero un’interpretazione dei resti pienamente compatibile con le conoscenze di allora, quindi corretta se valutata nel contesto in cui fu elaborata, ma che, alla luce delle numerose nuove scoperte, non è più l’interpretazione più probabile, ma solamente una tra le numerose alternative oggi ugualmente valide. Si tratta quindi di una piccola lezione su cosa sia la Scienza: interpretazione razionale dei dati, aperta a future revisioni; non dogma né verità assoluta.

Rauhut & Werner (1995) descrivono un dente e alcune falangi (tra cui alcuni unguali) dal Cretacico Superiore del Sudan. Data la scarsità di resti da quelle regioni, ogni singolo esemplare è significativo.

Gli autori osservano che i resti mostrano le seguenti apomorfie:

A- Il dente mostra una marcata differenza di taglia tra i denticoli mesiali (anteriori) e distali (posteriori).

B- I denticoli distali sono uncinati.

C- Una falange è corta e robusta, con una faccetta articolare prossimale che mostra uno “sperone” pronunciato.

D- Gli unguali sono falciformi, con un margine ventrale affilato, con solchi collaterali bifidi e disposti asimmetricamente nelle due faccette laterali.

In base a questi caratteri, gli autori attribuiscono i resti ad un probabile Dromaeosauridae Velociraptorinae. Ciò sarebbe notevole, in quanto risulterebbe il primo velociraptorino dal Gondwana.

Come detto sopra, nel 1995 quella sarebbe stata l’interpretazione più plausibile dei resti. Tuttavia, essa parte da un presupposto non dimostrato: che i resti appartengano ad uno stesso animale. Tale presupposto è sostenuto da dati tafonomici? In realtà è probabile che questi resti siano il risultato selettivo del trasporto di ossa di animali differenti, avvenuto in tempi distinti. Rauhut & Werner (1995) li attruibuiscono ad uno stesso taxon sulla base dell’identificazione a posteriori, che, in base alle conoscenze del tempo, convergeva verso un solo taxon (Velociraptorinae).

Questa ipotesi accessoria è ancora valida, oppure è solo una possibilità tra tante? Rivalutiamo i resti in base alle attuali conoscenze sui theropodi.


Carattere A- Questo carattere non è esclusivo dei Velociraptorinae, ma è presente anche in alcuni Dromaeosaurinae (Atrociraptor), in Microraptoria ed in alcuni tyrannosauroidi basali. Da notare che l’indice dei denticoli dei resti del Sudan è più basso di quello dei velociraptorini, ed è intermedio tra quello e il tipico valore di buona parte dei theropodi.

Carattere B- Questo carattere non è esclusivo dei Velociraptorinae, ma si osserva anche in altri deinonychosauri (Microraptoria e Troodontidae).

Carattere C- Questo carattere non è esclusivo dei Velociraptorinae, ma è tipico di quasi tutti i deinonychosauri, ad eccezione dei troodontidi più derivati. In particolare, la forma della faccetta prossimale è meno derivata che negli Eudromaeosauri, e ricorda gli Unenlagiinae.

Carattere D- Gli autori attribuiscono gli unguali al secondo dito del piede dei dromaeosauridi. Tuttavia, la stessa combinazione di caratteri citati è presente anche nel primo unguale della mano di Megaraptor (come discusso qui). Pertanto, un’interpretazione ugualmente valida potrebbe essere che l’unguale appartenga alla mano di un parente di Megaraptor. Da notare che quest’ultima interpretazione è paleogeograficamente più congruente con i dati noti, dato che, per ora, non esistono resti confermati di Velociraptorini nel Gondawana.


Pertanto, le conoscenze attuali non smentiscono univocamente l’ipotesi di Rauhut & Werner, ma sicuramente la indeboliscono, degradandola da interpretazione più plausibile esistente a alternativa in una rosa di ipotesi. In particolare, è possibile che i resti appartengano a due taxa distinti: un dromaeosauridae basale, forse unenlagiino (il dente e una falange) ed un “megaraptoride” (gli unguali). Da notare che nel 1995 non si conosceva l’esistenza di Megaraptor, dei microraptori e degli unenlagiini: quindi non si può accusare Rauhut & Werner di non aver valutato tali ipotesi.


Bibliografia:

Rauhut O. W. M. & Werner C., 1995 - First record of the family Dromaeosauridae (Dinosauria: Theropoda) in the Cretaceous of Gondwana (Wadi Milk Formation, northern Sudan). Paläontologische Zeitschrift 69:475-489.

2 commenti:

  1. Per caso, questo Velociraptorino aveva un nome ?
    Comunque, ottimo articolo

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  2. No, gli autori evitarono di dare un nome: i resti erano troppo frammentari e non sufficientemente diagnostici per poter istituire un nuovo genere.

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